Erbe officinali: proprietà e usi di ieri e di oggi

Quello che c’è da sapere sulle erbe officinali e il ruolo nel benessere

Esistono piante definite “officinali”, molte delle quali crescono in modo spontaneo. Questo tipo di vegetali possono essere impiegati nella produzione di sostanze medicinali, aromatiche e da profumo. Le erbe officinali, infatti, possono offrire un aiuto prezioso per il benessere. Sono ricche di proprietà benefiche,vengono impiegate in campo medico e farmacologico per attenuare piccoli disturbi fisici.

Il nome deriva dal latino “officium”, ovvero “negozio, farmacia” questo perché in passato le medicine a base di erbe officinali, appunto, venivano preparate dal farmacista in negozio. Dunque, per erbe officinali si intendono quelle impiegabili dalle officine farmaceutiche, a prescindere dal fatto che abbiano o meno proprietà medicinali. Per “pianta medicinale” ci si riferisce, invece, a quelle che contengono sostanze utilizzabili immediatamente a fini terapeutico o preventivi.

Continuando a leggere questo articolo è possibile conoscere quali sono le principali erbe officinali, come si usano e quale ruolo hanno avuto nella storia.

Quali sono le principali erbe officinali e come usarle

Sono diverse le piante officinali che vengono utilizzate più di frequente. Tra queste ci sono: aloe, arnica, betulla, biancospino, calendula, camomilla, echinacea, eucalipto, lavanda, malva, menta, passiflora, ribes nero, rosa canina, salvia, tè verde e timo. E ancora cardo mariano, centella asiatica, edera, finocchio, genziana, ginseng, guaranà, goji bacche, gramigna, ippocastano, liquirizia, luppolo, melissa, ortica, papavero, tarassaco, tiglio, tea tree, valeriana.

Ogni erba ha un suo ruolo distintivo nel supportare la tua salute. Così si passa dalle proprietà anti-infiammatorie dell’echinacea ai benefici digestivi del timo, fino a quelle antistress della melissa. Un esempio fra tutti: il tea tree oil si usa per prevenire le infezioni delle vie respiratorie

Le erbe officinali possono essere usate per via orale ma anche applicate sulla pelle o inalate. Per questo motivo vengono utilizzate in varie forme: come tisane, oli essenziali, cosmetici, infusi, unguenti, decotti, integratori o tinture.

Come si raccolgono e conservano le erbe officinali

erbe officinali e usiÈ importante saper scegliere il momento più adatto per raccoglierle in modo da non alterarle e preservare più principi attivi possibili. Per esempio, non vanno mai raccolte bagnate ma neanche sotto il sole cocente.

Dopo aver selezionato le parti integre della pianta, la cosa migliore per conservarle al meglio è farle essiccare in un ambente asciutto, ventilato e in cui non ci sia sole. C’è chi per questa fase utilizza il forno, con adeguate temperature e procedimenti ma l’essiccazione all’aria delle piante officinali rimane la modalità ideale da seguire. Il tempo di essicazione per radici, cortecce e fusto è di circa due settimane, una decina di giorni per le foglie, mentre per i fiori sono sufficienti circa quattro giorni. Per capire quando sono pronte per la conservazione si valuta quanto sono diventate leggere, quasi sbriciolabili al solo spostamento.

Erbe officinali nella storia

In passato veniva data parecchia importanza al potere curativo delle piante. Spesso l’incapacità di comprenderne i meccanismi curativi portava ad associare le piante officinali a interventi soprannaturali di tipo magico e divino.

Il più antico erbario medico è stato compilato in Cina intorno al 3000 A. C..

Il bergamotto, la verbena e il lupino, ad esempio, venivano usati per i sintomi della malaria. Tra le erbe officinali coltivate e utilizzate durante il Medioevo c’erano sicuramente la salvia, il rosmarino, l’anice verde, la cannella, i chiodi di garofano, la malva, la menta, il papavero, il timo e l’ortica.

La conoscenza delle erbe officinali è testimoniata anche nell’Antico Egitto e fra i popoli della Mesopotamia, con fonti scritte e iconografiche. Per fare un esempio fra tutti dell’interesse nella civiltà greca, Ippocrate ha legato alle malattie cause naturali e per curarle ha prescritto rimedi vegetali. È stato però un botanico greco, Dioscoride, a scrivere il primo trattato di botanica farmacologica della storia antica, intitolato “De Materia Medica”.

Progressi scientifici nella conoscenza e uso delle piante officinali si sono registrati nel Rinascimento con l’inizio dei grandi viaggi esplorativi nelle Indie e nel continente americano.

Con l’istituzione delle prime cattedre universitarie di botanica sperimentale (a Padova e a Bologna a metà del 1500) si è reso necessario avere a disposizione esemplari di piante essiccate. E questo proprio per avere modo di insegnare agli allievi come riconoscere al meglio le piante officinali e medicinali. Le stesse che ancora oggi occupano un posto importante nella nostra quotidianità.

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